La medicina del lavoro si occupa di individuare, diagnosticare e curare le malattie generate dalle attività di lavoro sui lavoratori. E’ una branca della medicina considerata sempre più importante nei sistemi aziendali, in quanto consente di ampliare la sicurezza sui luoghi di lavoro.
La legislazione italiana prevede per tutte le aziende dove sono presenti rischi sanitari per i quali è prevista la sorveglianza attiva dei lavoratori, la nomina di un medico del lavoro o medico competente per la salute e sicurezza sul lavoro. Tale ruolo può essere svolto da medici specialisti in Medicina del Lavoro e medici autorizzati in base all’art. 55 del D.Lgs. 277/91 (ora soppresso).
In ottemperanza alle disposizioni del D.Lgs. 81/2008, il datore di lavoro può scegliere fra tre opzioni (art. 39 del D. Lgs. 81/08):
- convenzionarsi con una struttura pubblica o privata che assegna all’azienda un proprio medico competente per la Sicurezza e Salute;
- convenzionare un medico del lavoro o competente per la Sicurezza e Salute libero professionista;
- assumere alle proprie dipendenze un medico del lavoro o competente per la Sicurezza e Salute.
Nella gran parte dei casi le aziende preferiscono affidare il servizio di medicina del lavoro ad una società esterna specializzata in consulenza della sicurezza sul lavoro. A parte i compiti ordinari, oggi la Medicina del lavoro si occupa di studiare i nuovi fattori di nocività, oltre alla fatica fisica, quelli che riguardano direttamente lo stress del lavoro precario o se volete dell’uomo flessibile. Oggi esistono i laboratori delle società di medicina specializzate che studiano decine di migliaia di campioni di sangue per scoprire l’impatto esercitato sul DNA dell’ambiente di lavoro.
Ci sono nuove forme di nocività: sicuramente quello che noi chiamiamo stress psicosociale che è un termine che oggi viene inglobato nel cosiddetto stress da lavoro correlato. Questi tipi di stress derivano da inadeguate modalità di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro e da un contesto lavorativo socialmente mediocre. Le conseguenza patologiche principali sono malattie cardio-circolatorie, esaurimento nervoso, depressione.
Dunque la nocività degli ambienti di lavoro non si misura soltanto nei rischi fisici e di malattie note, come l’esposizione ad agenti chimici, ma vuol dire sempre di più stress e affaticamento mentale e psicologico. Si può quantificare la diminuzione dell’aspettativa di vita di chi appartiene a classi sociali più esposte in due anni di vita in meno!
Possiamo quantificare in due anni di vita perduti per quei lavoratori particolarmente esposti agli stress psico-sociali. Dopo avere considerato l’effetto del fumo e dell’alcol, il fumo fa perdere tra i 4 e 5 anni di vita, l’assenza di attività fisica circa 2 anni. Nelle odierne società del lavoro sono in aumento la depressione e le malattie mentali e in particolare quelle cardiovascolari, che possono essere correlate agli stress psicosociali moderni.
La medicina del lavoro oggi deve studiare anche questi collegamenti non confondere i rischi psicosociali, come un carico di lavoro eccessivo, con condizioni stimolanti, sebbene talvolta impegnative. Migliorare le condizioni di lavoro non vuol dire mettere in sicurezza gli ambienti, ma rendere più gestibile e sopportabile la vita all’interno di ogni azienda. Caricare i lavoratori con turni massacranti, o con situazioni spiacievoli e poco costruttive, interferisce molto sulla loro salute.
Tra i reali vantaggi di una consulenza sicurezza sul lavoro è da annoverare anche un approccio più diretto nel concepire gli stress psicosociali, o almeno così dovrebbe essere. Un buon ambiente psicosociale consente di promuovere il miglioramento delle prestazioni, lo sviluppo personale e il benessere fisico e mentale dei lavoratori. I lavoratori soffrono di stress quando le richieste della loro attività sono eccessive e più grandi della loro capacità di farvi fronte.