Al momento stai visualizzando Ushahidi, la grande piattaforma sociale made in Africa

Ushahidi, la grande piattaforma sociale made in Africa

  • Tempo di lettura:3 minuti di lettura

Il ruolo dei social-network e dei blog in quanto a diffusione di informazioni è noto oramai a tutti. La crescita esponenziale degli account social pare non avere fine, e nuove piattaforme si affacciano quasi quotidianamente sullo
scenario internazionale, dando ancor più risalto all’informazione online, rispetto alla stampa tradizionale. Oltre al già citato e conosciuto ruolo giocato dai soliti Facebook e Twitter, nelle grandi crisi geo-politiche, vi è quello di una nuova piattaforma sociale, Ushahidi, che consente la condivisione di informazioni, localizzate su mappe, in maniera pressoché istantanea.

Ushahidi è un software sviluppato in Kenia da Ory Okolloh, avvocatessa di Nairobi con studi negli Usa e grande appassionata di web, per consentire agli utenti della rete di fornire aggiornamenti in tempo reale sugli scontri scoppiati nel paese dopo le elezioni politiche del 2007. Il successo di Ushahidi è stato immediato e forse maggiore per velocità a quello raggiunto dai classici Facebook e Twitter. Le notizie e le informazioni logistiche
scambiate per mezzo di questa nuova piattaforma blogger, hanno giocato un ruolo determinante nelle recenti rivolte del Nord Africa. Notizie e informazioni quasi riservate, che nessun Media tradizionale riusciva a cogliere e riportare fedelmente. Gli insorti della ‘Primavera Araba’ si scambiavano notizie sullo stato dei combattimenti, sul posizionamento dei checkpoint militari, sul numero di feriti durante gli scontri e sugli approvvigionamenti da inviare a questo gruppo di rivoltosi piuttosto che a quell’altro. Informazioni quasi militari, alla portata di tutti, alla portata di un click. E’ stato lo studio di un giovane studente padovano a fare emergere il ruolo di Ushahidi e dei nuovi Media online in genere. Nella sua tesi lo studente padovano analizza in maniera molto approfondita il ruolo chiave che i social-network hanno avuto nella ‘primavera araba’ mettendo in risalto il grosso contributo offerto anche da una terza piattaforma sociale, Ushahidi. “La generazione che sta cambiando il Nord Africa. Le rivolte di Tunisia ed Egitto e il ruolo dei social media” questo il titolo della tesi con cui Andrea Bortolan si è laureato in Scienze della comunicazione a Padova col professor Raffaele Fiengo. Bortolan dedica alcuni paragrafi della sua tesi proprio a Ushahidi, raccontando come
il software creato da Ory Okolloh sia stato utilizzato soprattutto in Egitto per condividere informazioni, localizzate geograficamente su mappe, sul numero delle vittime, sugli aiuti necessari ai manifestanti e sul posizionamento dei vari checkpoint. E segnalando come esso sia diventato un efficace strumento di lettura delle situazioni di crisi, oltre che di comunicazione fra i gruppi di insorti a fini di difesa. Da quando è stato messo online – ricostruisce la tesi di Bortolan – Ushahidi ha mappato gli scontri xenofobi in Sudafrica, i massacri di Gaza per Al Jazeera, la guerra civile in Congo, il terremoto del Cile, le elezioni in Afghanistan e in India, il terremoto di Haiti e lo tsunami che ha colpito il Giappone nel gennaio del 2011, ma anche tanti altri eventi che hanno lasciato tracce meno marcate nella memoria globale.

In poco tempo Ushaidi è diventata la piattaforma di riferimento a livello mondiale per la mappatura delle crisi, dei
disastri naturali e delle insurrezioni popolari. Il software viene tutt’ora utilizzato in 128 paesi. Non è quindi un
caso che alle mappe di Ushahidi sia ricorso anche lo stesso Washington Post, alle prese con “Snowmageddon”, la tempesta
di neve che ha investito l’East Coast nell’inverno 2010: nel mondo libero della rete può accadere che uno dei principali
quotidiani della capitale americana usi un software open source africano per segnalare che “a tutt’oggi nessuno ha
spazzato il marciapiede di Pennsylvania Avenue dalla Settima alla Nona North West”.